Il consigliere del Pdl: “un buon amministratore, nell'esulare dalla sua appartenenza politica, deve operare per il bene della sua comunità. Le condizioni richiamate nella delibera erano distanti anni luce da quanto si è verificato nei fatti”
Il consigliere regionale del Pdl, Michele Napoli esprime alcune precisazioni in merito al suo voto alla delibera n.84 del 30 luglio 2008 “Immobile sede degli Uffici Giudiziari. Alienazione con patto di locazione” evidenziando che “nel corpo della relazione al deliberato, venivano spiegate le motivazioni della vendita: ‘I proventi della dismissione in parola saranno, infatti, destinati prioritariamente alla riduzione dell’indebitamento in essere attraverso l’estinzione anticipata di quei mutui passivi che hanno condizioni di interesse meno convenienti…’. Vi era una stima di massima dell’immobile eseguita dall’Agenzia del Territorio nel 2007 che esprimeva un valore di circa 53.200.000 euro”. “In considerazione dell’obbligo al mantenimento della destinazione d’uso – prosegue il consigliere del Pdl – veniva citata la legge n.392/1941 che all’art.1 prevede che lo Stato rimborsi, attraverso un contributo annuale disciplinato dal D.p.r. n.187/1998, le spese per le pigioni ai comuni nei quali hanno sede gli uffici giudiziari. Tutto ciò considerato, veniva dato mandato ‘di cedere il bene alle migliori condizioni di mercato, tenendo conto del valore dello stesso e delle stime degli organismi tecnici competenti’”.
Nel domandarsi il “perché del voto favorevole” Napoli dichiara: “Credo, in primis, che un buon amministratore, nell'esulare dalla sua appartenenza politica e richiamandosi alla sua coscienza, debba operare per il bene della sua comunità. Le condizioni richiamate nella delibera, che qualche d'uno non richiama nell'articolo di stampa, erano distanti anni luce da quanto si è verificato nei fatti. A partire dal prezzo, la cui differenza di ricavo fra il 2008 ed oggi è di ben 21 milioni di euro. Strano che chi deve fare cronaca ‘dimentica’ di sottolineare un aspetto così importante. Questo per dire che quello che si è verificato in concreto è qualcosa di assolutamente differente all’indirizzo votato dall’allora Consiglio comunale. Il 30 luglio 2008 si votò a favore di una vendita a certe condizioni e non per una svendita. Quanto al resto, fa specie la difesa d'ufficio del capogruppo del Pd in Consiglio comunale che ha avuto l'ardore di difendere l’indifendibile”.
“La domanda spontanea – prosegue ancora il consigliere – è come si può erigersi a professori quando non si è in grado di espletare almeno con sufficienza il proprio compito. Dà i voti l'esponente politico di una maggioranza che esiste solo sulla carta.Evidentemente vive un'altra realtà. Probabilmente legge poco o finge di non sapere, che è cosa assai più probabile. I ‘voti’ alla Giunta comunale potentina, quella della sua parte politica, li leggiamo quotidianamente dai giornali e dai rapporti delle società che prendono in esame l'operato sulla qualità della vita, sull'impiantistica sportiva, sulle opportunità in favore dei giovani, sui servizi offerti. Classificano Potenza sempre sul fondo di ogni graduatoria. Bene, l'opinione di terzi senz'altro autorevoli sono note. L'insufficienza, nel migliore dei casi, è l'opinione che si fa registrare. Poi, per quanto riguarda le proposte per il risanamento dell’ente, sollecitiamo una maggiore attenzione agli interventi in Consiglio comunale o, in alternativa, una lettura dei resoconti per carpirne idee, indirizzi e significati di quanto si propone. Un suggerimento infine. Fatto con estrema sincerità e senza polemica. Il silenzio – conclude – spesso paga più delle parole, soprattutto quando di queste ultime non si ha riscontro nei fatti”.