Per il capogruppo Sel in Consiglio regionale si continua a perdere di vista la questione dei servizi ai cittadini e ai territori
“Ho letto in questi giorni, con attenzione, ma anche con un certo distacco, le prese di posizione di tanti esponenti politici, e non, sulla questione Provincia unica e quindi sull’ipotesi di Matera sede della Provincia di Lucania. Con attenzione per comprendere le ragioni (nobili) di alcuni sostenitori dell’impossibilità a trasferire la sede a Matera, come pure quelle di chi, compreso il sottoscritto, ritiene giusto un equilibrio delle presenze istituzionali e politiche fra le due città. Con distacco perché, ancora una volta, registro la volontà di tanti che fanno politica ad utilizzare ogni occasione per fare propaganda, piuttosto che assumersi responsabilità e provare a dimostrare che la politica non può essere solo consenso ma anche, se non principalmente, capacità di prospettare un progetto, un’idea di regione e quindi di architettura istituzionale finalizzata ad assumere l’interesse generale quale fattore prioritario della propria azione piuttosto che il mantenimento di postazioni per soli fini di equilibri politici fra e dentro i partiti”. A sottolinearlo il capogruppo SEL Consiglio regionale, Giannino Romaniello, per il quale “ancora una volta, si è persa l’occasione per ridare dignità alla politica. Troppi rappresentanti apicali delle istituzioni hanno messo al primo posto il proprio futuro politico a scapito degli interessi della comunità regionale. Detto ciò nel merito e sul percorso già fatto esprimo alcune considerazioni. La prima. I partiti che sostengono il Governo (Pd, Pdl e Udc) hanno la responsabilità di aver concesso a Monti e ai suoi ministri tecnici di intervenire su un tema degli istituzionali di governo dei territori.
Si interviene sulle Province, enti previsti dalla Costituzione i cui organi sono eletti dai cittadini, con un decreto. Con l’alibi della riduzione dei costi si modificano gli istituti della democrazia e della partecipazione popolare. Se Pd, Pdl, Udc, sostenitori del Governo volevano far fare il lavoro sporco a Monti ed ai suoi Ministri, dovevano avere il coraggio di proporre l’abolizione delle Province (tutte); trasferire le competenze alle Regioni, imponendo l’obbligo per queste a definire con legge regionale l’istituzione di un solo livello sovracomunale intermedio fra Regione e Comuni con soli compiti di coordinamento di servizi, ed attività di area vasta, lasciando alle Regioni le funzione di programmazione e controllo ed ai Comuni la gestione. Per noi che abbiamo di recente avviato l’attività delle Aree Programma al posto delle Comunità Montane si pone l’esigenza di un’ulteriore riflessione anche in vista della costituzione dell’Unione dei Comuni. La seconda è di metodo e merito. Piuttosto che fare incontri di partito a livello romano, sarebbe stato opportuno sviluppare un confronto pubblico congiunto fra Consiglio regionale, Consigli provinciali e consigli dei due capoluoghi, in sintesi la convocazione degli Stati Generali del sistema delle Autonomie Locali della Basilicata che è altra cosa dalla Conferenza delle Autonomie Locali, organismo ristretto e con un ruolo estremamente formale”.
“La strada da me indicata invece – afferma il consigliere – è finalizzata a costruire un orientamento comune assumendo il tema dell’unità della regione quale fattore prioritario. Non si trattava e non si tratta di difendere un livello istituzionale (Regione) piuttosto che un altro (Province) quanto costruire una ipotesi di governance funzionale al miglioramento della qualità-quantità dei servizi per i cittadini ai quali sicuramente in questa fase di grave crisi sociale, politica e di rappresentanza poco potrebbe importare dell’esistenza o luogo della sede della Provincia. Un esempio, per me particolarmente significativo, di come si sia persa di vista la questione dei servizi, è venuto dagli amministratori provinciali di Potenza che hanno annunciato, in caso di neve, l’impossibilità di garantire ai cittadini i servizi minimi essenziali anti-neve, limitandosi a denunciare i tagli effetto della manovra spending review”.
“La semplice difesa, oggi, delle due Province – continua l’esponente di Sel – su cui andava costruita una proposta unitaria (mantenimento di almeno due province per regione) fra tutti i Parlamentari delle tre regioni interessate (Basilicata, Umbria e Molise) da imporre ai partiti nazionali sostenitori del Governo, avrebbe significato solo lavarsene le mani, considerata la fermezza del Governo nel difendere il proprio operato. Un operato pasticciato e dai tratti arroganti, fin dall’inizio e che è proseguito con le attuali ipotesi d’intervento sulla competenze delle regioni”.
“Questa vicenda, come pure quella della assenza di trasparenza dei costi della politica e della mancata abolizione dei privilegi a livello regionale – conclude Romaniello – ha fatto registrare una incapacità delle classi dirigenti locali ad autogovernarsi/riformarsi al fine di trovare una sintesi politica alta che ha favorito questo nuovo centralismo-autoritarismo del Governo Monti che taglia diritti, servizi, trasferimenti ai Comuni e contemporaneamente non interviene per ridurre i parlamentari, gli stipendi dei manager pubblici (950 mila euro l’anno al direttore della Cassa Depositi e Prestiti sono una vergogna) oltre a non tassare i grandi patrimoni. Questo Governo prima va a casa e meglio è, perché è di parte e, di fatto, contro il lavoro e le classi meno abbienti”.