Per il consigliere regionale dell’Api “il terzo polo risulta necessario per quanti ritengono utile modificare l’attuale sistema bipolare che garantisce le oligarchie dei partiti e non i diritti dei cittadini”
“Il terzo (nuovo?) polo comincia a prendere forma, con accordi, non solo elettorali, che coinvolgono tutti coloro i quali non si sentono adeguatamente rappresentati da un sistema bipolare (che per qualche tempo qualcuno ha pensato potesse diventare bipartitico) che ha fallito gran parte degli obiettivi per cui era sorto. E’ un dato indiscutibile che, anche negli ultimi anni, l’Italia abbia visto il proliferare dei partiti (e la regione Basilicata non rappresenta certo un’eccezione, vista la presenza di ben 11 gruppi consiliari, di cui 7 mono-gruppi), una notevole instabilità dei governi che raramente hanno tenuto per tutta la durata della legislatura e, soprattutto, la difficoltà di fornire risposte concrete alle esigenze dei cittadini anche (ma non solo) a causa di coalizioni riunite non da un progetto comune, ma solo dalla volontà di contrapporsi agli altri. Alcuni pensano che i fautori del nuovo (terzo?) polo siano dei nostalgici del vecchio sistema proporzionale; così non è, anche se è indubbio che il sistema elettorale condizioni pesantemente le aggregazioni politiche". A sostenerlo è il consigliere regionale dell’Api, Alessandro Singetta il quale sottolinea che “non bisogna dimenticare che il terzo polo comincia a prendere forma, pur con un sistema elettorale maggioritario, nel ’94, anno in cui Martinazzoli e Segni, uniti in un’insolita alleanza, alla Camera raggiunsero quasi il 16 per cento dei voti che, tuttavia, garantì la conquista di soli 4 seggi in quota maggioritaria e 29 in quota proporzionale. Se si fosse applicato il sistema proporzionale (anziché maggioritario) i seggi sarebbero stati 114, con una differenza (più 81) che avrebbe impedito la vittoria elettorale di Berlusconi, cambiando la storia italiana”.
“Il maggioritario bipolare – aggiunge Singetta – (che non è un sistema perfetto e non è appannaggio delle democrazie avanzate, così come il proporzionale non lo è delle democrazie “arretrate”) è di casa nella cultura anglosassone, con declinazioni assai diversificate (in Australia ed Irlanda, ad esempio è possibile assegnare più voti di preferenza); in Inghilterra (dove la percentuale dei consensi ai due maggiori partiti è passata dal 96 per cento al 65 per cento ) si sta pensando ad una riforma del sistema che garantisca una rappresentanza più estesa. Sono proporzionaliste, in larga misura, le nuove democrazie dei paesi dell’Est, ma anche le vecchie democrazie dei paesi scandinavi (Svezia, Danimarca, Finlandia), l’Olanda, la Grecia, il Belgio, il Lussemburgo e la Spagna. Il sistema tedesco, con sbarramento al 5 per cento, garantisce la presenza di tre poli; in Francia esiste il maggioritario, ma a doppio turno”.
“Come si vede – afferma l’esponente dell’Api – il panorama dei sistemi elettorali vigenti negli altri paesi è estremamente variegato, ma nessuno ha un sistema come quello italiano in cui, non dimentichiamolo, il popolo è stato espropriato dalla possibilità di esprimere i propri rappresentanti, che al Parlamento vengono designati direttamente dai segretari dei partiti. Da noi, solo 31 deputati e 36 senatori sono stati eletti almeno una volta con il voto di preferenza: si tratta di 77 persone su 945”.
Il consigliere Singetta si domanda se “vi è la necessità di creare un terzo polo”. “Il quesito potrebbe sembrare retorico e frutto di una visione estremamente partitocratica della società, ma così non è”.
“Una nuova aggregazione diventa indispensabile – conclude il consigliere – per quelli che pensano che l’attuale bipolarismo non sia in grado di rappresentare strati anche estesi della società, per quelli che ritengono utile e necessario modificare l’attuale sistema bipolare che garantisce le oligarchie dei partiti e non i diritti dei cittadini. Per chi pensa, in conclusione, che si può fare di più e meglio”.