Il vicepresidente della Regione Basilicata replica a un articolo che lo chiama in ballo parlando del caso Cossidente.
Il vicepresidente della Regione Basilicata, Agatino Mancusi, a seguito della pubblicazione sul quotidiano “Il giornale” in edicola oggi di una notizia dal titolo “Quei droga party che imbarazzano il Pd” in cui viene tirato in ballo ha dato mandato ai propri legali di avviare azioni giudiziarie nei confronti del Giornale al quale ha anche indirizzato la seguente lettera.
Gentile Direttore,
un mio vecchio professore di università si raccomandava sempre di non lasciare domande, implicite o esplicite, senza risposte perché si sarebbero ingenerate risposte tendenziose, false o fuorvianti. Aggiungeva che chi non fornisce le risposte alle domande che, implicitamente o esplicitamente pone, o non ha il dono della chiarezza o non ha quello della buona fede. Credo che l’assenza di una qualsiasi di queste qualità in un giornale (e in chi lo scrive) possano metterne in dubbio la credibilità e per questo cercherò io di dare una risposta all’interrogativo inevaso nell’articolo che mi riguarda pubblicato da voi sull’edizione di oggi, 8 dicembre, del Giornale a pagina 3: ma di che cosa è accusato questo vice presidente della Regione Basilicata Agatino Mancusi (Udc) il cui nome compare sotto il titolo “Quei droga party che imbarazzano il Pd”?. La risposta è chiara: non è accusato di niente. Un collaboratore di giustizia, in pubblica udienza, raccontando della sua vita, a un certo punto dice che una volta andando allo stadio gli vennero presentati alcuni sostenitori del Potenza tra i quali c’ero io. Punto. Basta. Stop. E non lo dico io. Non c’è un altro incontro, una telefonata, un saluto fugace, nelle stesse dichiarazioni del collaboratore di giustizia né di altri. E quanto a me, quel particolare non lo escludo, come non escludo la possibilità di aver stretto la mano a centinaia di altre persone ai bordi di un campo di calcio.
E allora, caro direttore, a questo punto spuntano altre domande a cui però io non so rispondere e vorrei che, ricambiando la cortesia lo facesse Lei. Che ci fa il mio nome in quell’articolo e come mai nessuno si è reso conto di aver pubblicato un nome indicandolo come “in relazione col boss” senza che ci fosse una benchè minima accusa? E come mai una leggerezza così grande viene fatta da una testata estremamente garantista anche quando le accuse, che riguardano altri e altre posizioni politiche, sono manifeste e ben più gravi? E, per essere più espliciti, non è che il mio nome viene tirato in ballo solo per arrivare a una saldatura con quel Pd a cui appartiene il presidente della giunta regionale di cui sono vice e che, diversamente, non avrebbe modo di comparire nel titolo dell’articolo, visto che non c’è da nessun’altra parte?
Sono risposte che chiedo per la nostra onorabilità. La mia e quella del suo giornale. E che posso chiedere con forza certo che anche i migliori segugi non riuscirebbero a trovare su di me altre droghe che aglio e peperoncino e nel mio letto altro che una famiglia felice.