Sanità, Mollica (Mpa) su protocollo ‘Zamboni’

Il consigliere regionale del Movimento per le Autonomie in merito a quanto risposto dell’assessore Martorano all’interrogazione rivoltagli, chiede che in Basilicata si avvii la sperimentazione per la cura della sclerosi multipla

“Sanità lucana: poche speranze tanta migrazione”: è quanto dichiara il capogruppo del Movimento per le Autonomie, Francesco Mollica, a margine della risposta, ricevuta nel corso del Consiglio regionale, ad un’interrogazione rivolta all’assessore alla Sanità inerente il protocollo sperimentale Zamboni.

“Un protocollo salito alla ribalta negli ultimi mesi in quanto il professor Zamboni dell’Università di Ferrara avrebbe trovato una stretta connessione fra l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale e la sclerosi multipla. Pur rimanendo due patologie differenti e nonostante lo scetticismo internazionale della comunità scientifica, tipico di ogni scoperta innovativa, il protocollo Zamboni che si sta avviando a sperimentazione in numerose regioni anche grazie al via libera del Ministro della Salute con conseguente accreditamento presso il Servizio sanitario nazionale di molti centri, non rientra tra le sperimentazioni o le azioni che la Regione Basilicata intende porre in essere a livello sanitario”.

“La stessa risposta dell’Assessore – prosegue Mollica – seppur improntata alla massima cautela, ha di fatto sancito, almeno per il momento, l’impossibilità dei lucani affetti da sclerosi multipla di poter verificare con esami del tutto non invasivi e che non comportano la sospensione delle cure in corso, se persistono i sintomi propri dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale e quindi la possibilità di ricorrere alla cura Zamboni a differenza e al contrario di quanto dichiarato dall’Assessore. Risultato: i lucani colpiti da sclerosi multipla nel perdere la speranza che anche in Basilicata si possa almeno provare ad avere determinate risposte, sono costretti a recarsi nelle altre regioni italiane in cui detto protocollo ha preso il via, ivi comprese le vicine Campania e Puglia per non parlare dei Paesi europei dove detta sperimentazione arriva a costare anche 50 mila euro”.

“E’ vero – conclude Mollica – che memori anche della famosa cura Di Bella è compito di tutti procedere con estrema cautela, ma nella fase iniziale (quella con esami non invasivi) perché privare i lucani di avvalersene? In Italia circa 60 mila persone sono affette da sclerosi multipla e chissà quante di queste sono in Basilicata, ma se sperare non costa nulla, alla Regione Basilicata costerebbe anche meno provvedere ad avviare i già eccellenti centri come il San Carlo di Potenza o l’Irccs di Rionero alla sperimentazione Zamboni”.

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