“Si ridisegna il volto del settore, mettendo in pratica la centralità del paziente. Paziente non visto più soltanto come soggetto da tutelare ma anche come generatore di innovazione al pari della tecnologia e della pratica clinica”
Riorganizzare le politiche della salute tramite riforme e investimenti incentrati sui fabbisogni assistenziali, con l’obiettivo di superare le discrepanze tra i diversi sistemi sanitari regionali, puntando ad un percorso integrato che parta dalla casa come primo luogo di cura, per arrivare alle Case della Comunità e agli Ospedali di Comunità. E’ la filosofia a cui si ispira la “Missione Salute”, la sesta area di intervento prevista dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), finanziato grazie al programma dell’Unione europea “Next Generation Europe”. Si può affermare che il PNNR, partendo dai principi fondamentali su cui si basa il SSN e cioè l’universalità, l’uguaglianza e l’equità, propone un modello organizzativo che rafforza ancor di più il principio della centralità della persona, puntando a una sanità più vicina alle persone e al superamento delle disuguaglianze. Ne abbiamo parlato con il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Roberto Cifarelli, il quale afferma che “Mettere in pratica la centralità del paziente, significa non vedere più il paziente soltanto come soggetto da tutelare ma anche come generatore di innovazione al pari della tecnologia e della pratica clinica. Per avere una sanità che guardi lontano ovviamente occorre lavorare con l’obiettivo di abbattere tutti gli sprechi in azienda, avendo, però, sempre l’utente al centro delle politiche da attuare. Si dovrebbe ricordare che l’eccellenza tecnica non può essere slegata da quella sociale. Le prime pietre verso la centralità della persona furono poste già con la legge istitutiva del SSN, che contempla una serie di diritti esercitabili da parte dei singoli cittadini e che rappresentano dei doveri per tutti gli operatori sanitari, dal medico a chi programma l’assistenza territoriale. Programmazione sanitaria che antepone la tutela della salute dei cittadini a tutte le scelte, compatibilmente anche alle risorse economiche disponibili. Risorse che, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sono decisamente cospicue. L’Italia è la principale beneficiaria di questo programma di finanziamento comunitario con 191,5 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 30,6 mld previsti dal fondo complementare istituito con Decreto Legge n. 59 del 6 maggio 2021. Al Mezzogiorno sono stati assegnati circa 86 miliardi pari al 40% delle risorse complessive (risorse PNRR più Fondo Complementare). Il rispetto del vincolo del 40% è figlio di una impostazione complessiva che ha considerato la crescita e la riduzione del divario territoriale nord/sud come asse centrale delle politiche di sviluppo e coesione dell’intero Paese. Ci auguriamo, che il Governo Meloni continui su questa strada”.
Il PNRR porta un impulso che forse è più pregnante delle stesse risorse, nel senso che si va verso un sistema di assistenza esterno dall’ospedale, puntando come abbiamo detto poc’anzi sulla centralità del cittadino, sull’equità e sull’importanza di fare rete. Con le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità, e le Centrali Operative Territoriali come cambia la rete ospedaliera in Basilicata?
“La Missione 6 – ricorda Cifarelli – si articola in due componenti separate ma complementari: componente 1: Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza territoriale; componente 2: Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. La componente 1, che verrà implementata in Basilicata entro il 30 giugno 2026, mira a rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione di strutture e presìdi territoriali (Case della Comunità, Ospedali di Comunità, ecc), rafforzando l’assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi sociosanitari. Strutture diffuse sul territorio che diventano luoghi in cui il SSN dovrà coordinarsi e integrarsi con il sistema dei servizi presenti. Un modello che richiede, necessariamente, un nuovo approccio da parte di medici e utenza e che dovrà fare i conti con tanti problemi a partire da quello della disponibilità di personale per arrivare alle disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, all’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali, ai tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni. Particolarmente interessante è il concetto di Case della Comunità, struttura fisiche in cui opereranno un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri di comunità, altri professionisti della salute. Il Governo regionale, con la DGR. N. 313 del 26/05/2022, ha previsto la realizzazione di 19 Case della Comunità in Basilicata, 13 in provincia di Potenza e 6 in Provincia di Matera. Le realtà saranno ubicate a: Sant’Arcangelo, Corleto Perticara, Anzi, Lagonegro, Potenza, Maratea, Vietri di Potenza, Senise, Viggianello, San Fele, Genzano di Lucania, Lavello e Avigliano, per quanto riguarda la provincia di Potenza. In provincia di Matera, invece, saranno realizzate nei comuni di: Ferrandina, Irsina, Garaguso, Tursi, Montalbano jonico e Montescaglioso. La pandemia da Covid-19 ha ricordato a ciascuno di noi il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico fondamentale. L’augurio è che si capisca che la montagna di risorse economiche del PNRR, che si aggiungono alla programmazione dei fondi europei 2021-2027, rappresentano il vero banco di prova del futuro della Basilicata. Obiettivo da raggiungere perseguendo un efficace coordinamento con le organizzazioni datoriali, sociali e il sistema delle autonomie locali”.
L’invecchiamento della popolazione italiana, negli ultimi 50 anni, è cresciuto in maniera più rapida rispetto a quanto accaduto nei Paesi maggiormente sviluppati. Si prevede che nel 2050 la quota di ultra65enni si attesterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (la popolazione lucana presenta, nel 2020, una struttura per età leggermente più anziana rispetto al resto del Paese). Dato che, se da un lato rappresenta una grande conquista, dall’altro potrebbe mutarsi, per l’immediato futuro, in minaccia, nel caso in cui non fosse compensato con una attenta capacità di programmazione di interventi di politica sanitaria a favore degli anziani. Dunque, occorre tener presente diversi fattori: l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle fragilità e l’insorgenza di nuove patologie epidemiologiche come la pandemia da SARS.CoV2. Un mutato quadro che ha evidenziato le reali criticità del sistema sanitario, rendendo sempre più centrale l'importanza delle cure di prossimità e dell’integrazione tra ospedale e territorio. Cosa ne pensa?
“Il progressivo invecchiamento della popolazione è ormai un dato noto a tutti e in maniera chiara. Esperti ci dicono che nei prossimi 5 anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello dei bambini al di sotto dei 5 anni. Parallelamente all’aumentata aspettativa di vita, si è passati da una situazione in cui erano prevalenti le malattie infettive e carenziali, ad una in cui hanno prevalenza quelle cronico degenerative, per cui diventa essenziale perfezionare sempre di più un nuovo modello che potenzi i servizi domiciliari. Il PNRR può diventare una straordinaria occasione per far attestare una nuova filosofia di pensiero che tenda a considerare il domicilio del paziente non più una questione di forte complessità e, quindi, obiettivo non raggiungibile ma un servizio capace di assicurare ‘continuità di cure di qualità’. Una prassi che nel pieno dell’emergenza pandemica ha mostrato la sua straordinaria valenza. L’invecchiamento della popolazione italiana, il mutato contesto socio-epidemiologico, l’aumento delle fragilità e l’insorgenza di multi-patologie rendono sempre più necessaria la riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Anche a seguito della pandemia da SARS.CoV2, che ha messo a nudo le reali criticità del sistema sanitario, si è resa sempre più evidente e centrale l'importanza delle cure di prossimità e dell’integrazione tra ospedale e territorio anche grazie all’utilizzo dei sistemi di sanità digitale e della telemedicina. Non è un caso che anche il PNRR abbia individuato in una delle sue misure, la “M6C1” appunto, un investimento di 4miliardi di euro in ‘Cure domiciliari e telemedicina’ per coordinare i servizi domiciliari e sviluppare coerenti interfaccia con ospedali e con le reti di emergenza-urgenza. L’intervento ‘Casa come primo luogo di cura e telemedicina’ mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10% della popolazione over 65. In particolare, i pazienti con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti. E’ prevista l’attivazione di sei Centrali Operative Territoriali (COT) nelle seguenti località: Marsicovetere, Venosa, Potenza, Lagonegro, Policoro e Matera. La funzione principale dei COT è coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza. Per sostenere al meglio i COT sono previsti investimenti per il miglioramento tecnologico della interconnessione tra le due Aziende sanitarie (Potenza e Matera) nonché potenziare i medical device di ognuna. L’importo destinato dal PNRR è così suddiviso: per l’attivazione dei sei COT € 1.038.450,00 mln, per la interconnessione aziendale € 426.428,75 e per i device € 580.297,13. All’interno di questa misura la telemedicina. Un servizio assolutamente innovativo e necessario anche in considerazione delle difficoltà orografiche ed infrastrutturali del nostro territorio che mira, innanzitutto, a contribuire a ridurre gli attuali divari in termini di assistenza sanitaria tra aree interne e città e poi a migliorare il livello di efficienza del SSR tramite la promozione della tele-assistenza, del tele-consulto, del tele-monitoraggio e, infine, della tele-refertazione. In buona sostanza, una piccola rivoluzione copernicana in termini di rapporto medico/paziente. Altrettanto importante la misura che prevede gli Ospedali di Comunità, strutture sanitarie della rete territoriale a ricovero breve e destinate a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata. Ciò determinerà una riduzione di accessi ‘impropri’ ai servizi sanitari, come ad esempio quelli al pronto soccorso o ad altre strutture di ricovero ospedaliero, nonché faciliterà la transizione del paziente dagli ospedali per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di adeguare gli spazi domestici alle nuove esigenze di cura dei pazienti. Gli Ospedali di Comunità in Basilicata saranno cinque, e precisamente ubicati nelle strutture ospedaliere già presenti a: Pisticci, Stigliano, Muro Lucano, Maratea e Venosa. L’investimento previsto dal PNRR è di 11.131.687,77 mln di euro. In conclusione, si evince come gli ultimi governi nazionali, in seguito alla emergenza pandemica, abbiano puntato sul potenziamento della sanità territoriale e su una maggiore centralità del Servizio Sanitario Pubblico. La Regione Basilicata, in assenza di un nuovo Piano Sanitario Regionale e con un Piano Strategico presentato in evidente ritardo, si è contraddistinta come mera esecutrice delle volontà nazionali, mettendo da parte il necessario protagonismo nella programmazione dei servizi sanitari che pure avrebbe dovuto avere”.