I segretari della Cgil e della Uil, Summa e Guglielmi, hanno espresso le proprie valutazioni sulla proposta del governo regionale. Bradascio promuoverà un confronto pubblico con i responsabili delle aziende sanitarie sullo stato della situazione
Nuove audizioni sulla proposta di “Piano integrato della salute e dei servizi alla persona e alla comunità 2018/2020” nella quarta Commissione presieduta da Luigi Bradascio. A essere ascoltati ieri sera i segretari regionali della Cgil e della Uil, Angelo Summa e Antonio Guglielmi.<br /><br />“La Giunta – ha osservato <strong>Summa</strong>, accompagnato da Roberta Laurino, Giulia Adduce e Nicola Allegretti – ha approvato un piano diverso da quello che è stato oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali. Consideriamo il piano troppo generalista, contiene tutte le criticità determinate dalla legge n. 2/2017 e non sceglie gli obiettivi della nuova governance, si fa fatica a comprenderne l'impostazione, è inoltre carente l’analisi dei fabbisogni di salute. Si rischia di costruire un sistema che fa diventare predominante l’attività ospedaliera su quella socioassistenziale, inoltre si tengono dentro l’azienda ospedaliera tutti i presidi di pronto soccorso attivo, una scelta che spero si possa correggere perché stiamo assistendo allo svuotamento delle attività sul territorio, non c'è stata sinergia fra il San Carlo e le altre strutture e il San Carlo in questa situazione finisce per non svolgere il suo ruolo di eccellenza. Non vanno duplicate le funzioni degli ospedali ma, mantenendo le caratteristiche del Crob come azienda di carattere scientifico, serve un’azienda ospedaliera regionale e un’azienda sanitaria unica sul territorio. Servono altri momenti di confronto per delineare il modello di sanità più corrispondente a questa fase, sarebbe auspicabile mantenere il confronto aperto ed avere tutti i dati delle attività e delle prestazioni del San Carlo e degli altri ospedali dopo l’approvazione della legge n. 2/2017”.<br /><br />“ C'è la necessità di favorire una forte integrazione fra sistema sanitario e sociosanitario – ha detto <strong>Guglielmi </strong>-, c'è uno sbilanciamento verso gli ospedali e il territorio è in qualche modo abbandonato a se stesso. Le difficoltà si riverberano sulle strutture sanitarie più grandi, l’azienda sanitaria unica è un percorso da costruire in maniera graduale, tenendo conto delle esigenze dei territori, al momento abbiamo una riorganizzazione di tipo provinciale, un disegno che non entusiasma, si registrano forti asimmetrie fra obiettivi e realtà concreta, gli ospedali territoriali stanno vivendo male questo processo, come un depauperamento. La riorganizzazione deve riverberarsi in modo diffuso è positivo sul territorio, gli ospedali territoriali devono garantire gli interventi di media e bassa complessità, la stabilizzazione del paziente, ma vanno fatte alcune scelte per determinare un equilibrio ed arrivare per un sistema più avanzato. Occorre potenziare i servizi territoriali, va rafforzata la presa in carico della continuità assistenziale, tutto quello che porta a rendere il sistema sociosanitario incentrato sulla persona. E bisogna favorire l'integrazione con i sistemi sanitari delle regioni limitrofe. Sulla questione del personale, la Regione non deve accettare passivamente la decisione assurda e vessatoria imposta dalla direttiva europea che impone di parametrare la spesa al 2004, quando non avevamo il Crob e il 118. Il sistema sanitario sta subendo un drammatico processo di invecchiamento, la classe medica va in pensione, ci sono difficoltà a sostituire alcuni professionisti negli ospedali territoriali, con la riorganizzazione bisogna tentare di risolvere questo problema”.<br /><br />Nel breve dibattito che è seguito, il presidente <strong>Bradascio </strong>ha affermato che “il federalismo o regionalismo sanitario è fallito, in un recente convegno ho sentito parlare di patti interregionali, che superano il riordino e il piano sanitario regionale. Credo sia giusto provare a parlare di accordi interregionali, ragionare in termini di numerosità della popolazione, pensando di aderire alla situazione del territorio, questa analisi sarà quasi obbligata fra qualche anno. Bisogna puntare ad una inversione delle percentuali fra spesa ospedaliera e spesa sociale. Medici di base evoco essere protagonisti di questo processo. Concordo sulla necessità di un’analisi dei fabbisogni, a partire da numeri certi”. Raccogliendo le sollecitazioni dei sindacati <strong>Bradascio </strong>ha annunciato che promuoverà un momento di confronto con i responsabili delle aziende sanitarie, per capire lo stato della situazione a partire dai numeri. “Le considerazioni sui bacini di utenza – ha detto invece <strong>Perrino </strong>– come Movimento cinque stelle le abbiamo fatte durante le occasioni di confronto con emendamenti bocciati dalla maggioranza, mi fa piacere vedere convergere su questa opzione Bradascio e i sindacati, noi abbiamo sottolineato più volte la necessità di non chiudersi nei confini regionali ma di guardare, specialmente nelle aree di frontiera, alle altre regioni. Mettere a sistema i presidi che si trovano al confine fra le regioni, come quelli di Altamura e Matera, può essere la carta vincente che serve ad entrambi i territori”.<br /><br />“Rispetto al piano del 2012 cosa si è fatto per invertire la spesa fra ospedali e territorio? E rispetto alla costruzione delle reti cosa si è fatto?”, si è chiesto <strong>Romaniello </strong>rispondendo che “è rimasto tutto come prima, 20 sistemi sanitari in Italia non vanno bene, ma in questi anni si è incentivata la logica della competizione fra le strutture. Con il riordino ora le anche operazioni di appendicite si fanno a Potenza. Non abbiamo bisogno di discutere del numero delle aziende ma della missione che ogni struttura deve avere. Se si mettono da parte i campanili possiamo ragionare. Stranamente al San Carlo si dice che servono amministrativi e non infermieri per le funzioni arrivate con il riordino. Bisogna trovare un punto di mediazione, in Basilicata c'è bisogno di un ricambio anche di chi assolve a determinate funzioni”. Per <strong>Lacorazza </strong>“la discussione va riportata nei luoghi corretti, se c'è un orientamento nuovo della Giunta, come sembrerebbe da ciò che ha detto il presidente Pittella a Rionero, deve essere esplicitato. Invito i sindacati a chiedere la riapertura della discussione con la Giunta, non può essere la Commissione il luogo dove farlo. La Giunta si assuma la responsabilità di dire se il Piano va approvato così oppure se va emendato. La legge n. 2/2017 fino ad ora non ha prodotto effetti, se non negativi. Ricordo che l’articolo 4 della legge prevede che con cadenza trimestrale l’Osservatorio riferisce alla Giunta e alla Commissione sull'andamento del riordino e sui risultati conseguiti. Finora non è stato fatto”.<br /><br />