La Basilicata è al primo posto per variazione tasso di occupazione nella crisi, l’Abruzzo per quota imprese femminili nell’artigianato, la Calabria per quota imprese giovanili nell’artigianato, il Molise per quote occupati in piccole imprese (al di sotto dei 50 addetti). Lo rileva il Rapporto ‘Territori 2016’ predisposto per la Summer School di Confartigianato, tradizionale appuntamento che segna la ripresa dell’attività autunnale. Sono dati di incoraggiamento – commenta Rosa Gentile, vice presidente nazionale Confartigianato con delega al Mezzogiorno – che ci aiutano a riflettere sulle possibili risposte alle sfide, anche quelle non previste, che attendono gli imprenditorimeridionali nella nuova stagione segnata da grandi incertezze.
Tra speranze e timori per fatturato e occupazione, le aziende del sud guardano all’autunno.Uno dei punti di forza del modello mezzogiorno – continua – è quello dell’impresa familiare che nella prolungata crisi economica resiste e se questo è un valido elemento di tenuta, in relazione all’impresa composta da capitale azionario o di mercato, bisogna evidenziare che sono meno sensibili all’innovazione e non sempre per problematiche culturali, ma di accesso al credito – finanziamenti legati alla solidità del proponente e non dell’idea imprenditoriale – e per l’aumento della pressione fiscale. Esistono produzioni qualificate che rappresentano la spina dorsale del mezzogiorno. Queste imprese spesso sono vicine alla residenza degli imprenditori e questo tiene insieme un tessuto sociale identificato con i piccoli comuni, una dimensione locale che però non dialoga con la dimensione internazionale. Per favorire la ripresa delle imprese artigiane e in generale delle pmi c’è bisogno di sostegno alle forme di imprenditorialità femminile e giovanile; rafforzare la collaborazione tra imprese; coordinare e integrare le politiche dei differenti governi regionali;rafforzare le azioni in difesa dell’ambiente, incentivando le imprese ecologicallyfriendly.E’ un imperativo, quindi, far sì che le politiche aiutino il sistema delle micro e piccole imprese evitando il rischio che gli effetti negativi della crisi possano colpire più pesantemente la dimensione della piccola impresa diffusa, quel patrimonio tipico di casa nostra che ha già dimostrato in questi decenni di essere la vera forza del nostro Paese e che, attraverso un rafforzamento delle reti, può diventare ancora di più il perno fondamentale del nuovo modello di sviluppo.
Intanto – riferisce Gentile –tra tante incertezze uno spiraglio di positività viene dalle intenzioni del Governo: gli studi di settore non costituiranno più uno strumento di accertamento, ma di selezione delle imprese, mirato a individuare il grado di “affidabilità e compliance” a cui è connessa la riduzione dell’attività di controllo.Non ci sarà più, quindi, alcun ricavo di congruità a cui uniformarsi, ma i ricavi dichiarati, sempre integrabili in dichiarazione, contribuiranno, insieme ad altri elementi, al raggiungimento del grado di “affidabilità e compliance”. In futuro saranno semplificati i modelli e ridotti i “cluster” e il numero degli studi di settore.La prossima Legge di bilancio dovrà contenere, quindi, le conseguenti e necessarie modifiche normative e anche l’atteso rafforzamento del sistema di premialità, destinato a ridurre la pressione fiscale sulle imprese più meritevoli.
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