Ogni anno su iniziativa dell’associazione “VeDrò” incontri sulle politiche del futuro
Giocando sul nome di Dro, che è un comune in provincia di Trento, e sulla aspirazione comune alle nuove generazioni di guardare al futuro, è operante in Italia già da diversi anni una associazione che si chiama “VeDrò”.
Molti la definiscono un think tank, cioè un vero e proprio “serbatoio di pensiero”, che raccoglie i protagonisti più giovani e dinamici della vita del Paese. Stiamo parlando di professori universitari, imprenditori, scienziati, liberi professionisti, politici, artisti, giornalisti, scrittori, registi, esponenti dell’associazionismo. Per fare qualche nome eccellente: Enrico Letta, Giulia Bongiorno, Luisa Todini, Angelino Alfano.
Sono più di mille persone accomunate dal dato generazionale (sono tutte nate a partire dagli anni Sessanta) e dalla predisposizione ad analizzare temi e fenomeni senza steccati o tesi precostituite, secondo una chiave prospettica slegata dalla contingenza dei dibattiti in corso.
Ogni anno, per due giorni, a fine agosto, l’associazione “VeDrò” organizza incontri ed eventi che si caratterizzano per il loro tratto informale e per le modalità di discussione e di contro libere ed aperte. Lo scopo è quello di delineare scenari possibili e di individuare politiche ed azioni per l’Italia per i prossimi dieci anni.
Tra i mille “soci” onorari di questo “serbatoio di pensiero” vi è il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo: uno dei due governatori d’Italia (l’altra è Renata Polverini del Lazio) chiamato a confrontarsi il 31 agosto prossimo sui temi del Federalismo, in un working group di cui fanno parte una serie di quarantenni di grande spessore politico e culturale. Vale a dire: Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia Romagna; Francesco Delzìo, vicepresidente esecutivo del Gruppo Piaggio e autore “La scossa: sei proposte shock per la rinascita del Sud”; Marco Morganti, amministratore delegato Banca Prossima e membro del consiglio direttivo dell’Associazione studi e ricerche per il Mezzogiorno.
Di questo gruppo di lavoro fanno anche parte diversi giornalisti: da Marco Alfieri de La Stampa a Gianluigi Paragone, vice direttore di Rai Due. E con essi diversi uomini politici e amministratori locali di primo piano: dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, a quello di Verona, Flavio Tosi, dagli onorevoli Nunzia De Girolamo, Francesco Boccia, Giancarlo Giorgetti e Paola De Micheli al senatore Marco Stradiotto. E poi ancora: Claudio Velardi, partner Reti; Alessandra Santacroce, direttore relazioni istituzionali Ibm; Pier Luigi Sacco, professore di Economia della cultura dell’Università di Venezia; Simonetta Giordani, responsabile rapporti istituzionali Autostrade per l’Italia; Roberto Arditti, direttore della Comunicazione Expo 2015; Sergio Zucchetti, direttore del Centro ri ricerca per lo sviluppo del territorio dell’Università Liuc.
Il presidente De Filippo esporrà la sua tesi su quello che da tempo, in ogni circostanza, sia pubblica che privata, ama definire il “divario più antico del pianeta”. Quel divario tra Nord e Sud d’Italia che da 150 anni rappresenta la palla al piede del Paese e che di certo non è un buon viatico per il nascente Federalismo. Perché – spiega Vito De Filippo – “noi che ci impantaniamo da oltre sessant’anni sulle note di un inno nazionale, adottato solo “provvisoriamente” nel 1946, figurarsi se riusciremo a decidere in tempi rapidi su competenze, costi standard, riparto delle risorse e delle responsabilità tra 20 regioni, 2 province autonome, 109 province e 8094 comuni”.
BAS 05